martedì 20 settembre 2016

IL DESTINO DEI BREVETTI EUROPEI NEL DOPO BREXIT

In questi giorni è in corso il Congresso internazionale per la protezione della proprietà intellettuale. Brexit è uno degli argomenti più dibattuti.

Si concluderà oggi, dopo tre giorni di dibattito, il congresso internazionale di AIPPI, l'International Association for the Protection of Intellectual Property.

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I maggiori esperti di tutela della proprietà intellettuale si sono riuniti a Milano, per ratificare la nuova sede (una delle tre) della nuova Corte per i Brevetti UE, a partire dal 2017. La prossima sede potrebbe essere la stessa Milano.

Come si legge su Il Sole 24 Ore, per poter essere operativo al 100% nel 2017, la ratifica per il tribunale per i brevetti Ue dovrebbe essere sancita da almeno 13 Paesi membri, tra cui Francia, Germania e Gran Bretagna, che sono i paesi che depositano il maggior numero di brevetti, e che ospiteranno i tribunali principali della Corte. 

Il tema caldo della sessione, neanche a dirlo, è stato lo scenario del dopo-Brexit. Londra, pur non avendo ancora avviato l'iter (il che pare abbia irritato gli altri stati membri, che temono una "paralisi post-Brexit"), ha senza dubbio tutto l’interesse a confermare rapidamente il nuovo assetto. Se dovesse farlo, per tutto il tempo della sua prossima permanenza formale all'interno dell’Unione europea potrà tranquillamente dar corso alla Corte specializzata nei brevetti farmaceutici che le spetterebbe. 

Non si può nascondere, però, che a preoccupare sono i dubbi di quello che potrebbe accadere una volta che avvenisse l'uscita effettiva dell'UK dall'Unione. Dichiara Gordon Harris, partner di Gowling WLG, e decisamente contro l’uscita dall'Ue della Gran Bretagna, che dopo la Brexit effettiva, il diritto comunitario verrebbe a decadere in Regno Unito; Brexit porterebbe al caos, anche perchè ci sono ormai alcune aree del diritto che sono fortemente legate alla disciplina europea. Basti pensare, ad esempio, ai certificati di protezione supplementari, che sono interamente basati sulla disciplina Ue, mentre in UK non esiste una normativa nazionale specifica in merito.