martedì 30 agosto 2016

UN'EUROPA A CERCHI CONCENTRICI IL PIANO PER IL DOPO BREXIT

Si torna a parlare di un Unione a più velocità per affrontare il dopo Brexit. E spunta la proposta di "cinque saggi"

pubblicato da: www.ilgiornale.it


Dopo la pausa estiva il tema della Brexit torna prepotentemente sul tavolo, con i 27 capi di Stato e di governo dei Paesi che restano nell'Unione europea che si incontrano il 16 settembre a Bratislava, in Slovacchia per affrontare la questione.

"Il summit di Bratislava deve preparare la strada per le riforme future", ha sottolineato Gianni Pittella, presidente del gruppo S&D nell'Europarlamento, "Lo status quo non è un'opzione".

Il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, ha intenzione di arrivare preparato e da tempo sta consultando privatamente tutti i leader prima dell'incontro, mentre il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker partecipa a un seminario a porte chiuse insieme a tutta la Commissione "per discutere in modo molto informale, senza telefonini che squillano e con calma le priorità per l'anno a venire".

Intanto da più parti arrivano proposte di un'Europa a più velocità. Come un'architettura a cerchi concentrici che possa riorganizzare le relazioni tra Unione europea e Gran Bretagna, a anche Turchia e Ucraina: è la "Continental Partnership" proposta da "cinque saggi" e presentata oggi a Bruxelles per ristrutturare l'Europa nel dopo Brexit. Il think tank Bruegel sostiene infatti che ci debba essere un primo anello segnato da una forte integrazione (l'Ue stessa) circondato da un altro anello esterno, con un grado di integrazione minore, in particolare per quanto riguarda la libertà di movimento dei lavoratori, ma strutturalmente coinvolto nel processo decisionale, sia pure a livello consultivo.

Anche per Michael Leigh, senior fellow del German Marshall Fund, non bisogna "arroccarsi", ma "pensare a come un nuovo rapporto con la Gran Bretagna possa portare ad un modello di Unione Europea più flessibile, più adatto alle diverse nazioni che compongono l'Europa", magari accettando qualche limitazione alla libertà di movimento della forza lavoro.