domenica 28 agosto 2016

LA SCELTA DI THERESA MAY: «BREXIT SENZA VOTO IN PARLAMENTO»

La premier conservatrice ha deciso di attivare l’Articolo 50 del Trattato di Lisbona senza un passaggio alla Camera dei Comuni. La notizia, pubblicata dal Telegraph, spegne le speranze di quanti tentavano di fermare il divorzio dall’Unione Europea

pubblicato da: www.corriere.it


«Brexit vuol dire Brexit». La premier britannica Theresa May non ha mai nascosto la sua intenzione di voler rispettare alla lettera il risultato del referendum del 23 giugno scorso sull’uscita del Regno Unito dalla Ue ma oggi, 27 agosto, The Telegraph ha gelato le residue speranze del Remain pubblicando, in esclusiva, la decisione della premier di permettere un voto in Parlamento sulla Brexit. May ha fatto sapere che attiverà direttamente l’Articolo 50 del trattato di Lisbona, per dare avvio alle trattative per il divorzio dall’Ue .
La strategia del Remain
I fautori del Remain sostenevano la necessità di un passaggio in Parlamento dato che il referendum avrebbe solo una valenza consultiva ma la premier non ha alcuna intenzione di offrire ai suoi avversari l’opportunità di fermare l’uscita del Paese dalla Ue. In passato, infatti, l’ex premier Tony Blair e il candidato alla leadership del Labour Owen Smith — tra gli altri — hanno ipotizzato che i parlamentari contrari all’uscita dalla Ue potrebbero usare un voto alla Camera dei Comuni per ribaltare il risultato del referendum.

L’articolo 50
Il Telegraph riferisce che la premier ha consultato una schiera di avvocati per essere certa di avere il potere di invocare l’Articolo 50 senza l’autorizzazione del Parlamento. Anche perché, come è noto, a Westminster i favorevoli alla Ue sono in stragrande maggioranza in entrambe le Camere.
La strategia del Labour era stata resa nota da Owen Smith qualche giorno fa: «Sotto la mia guida il partito non firmerà mai un assegno in bianco ai Tory — aveva detto — . Voteremo in Parlamento per bloccare ogni tentativo di invocare l’articolo 50 finché Theresa May non indirà un secondo referendum sulla questione».