sabato 30 luglio 2016

FOXTON, IMMOBILIARE DI LONDRA, IN FORTE PERDITA A CAUSA DI BREXIT

pubblicato da http://www.ilsole24ore.com/

I risultati dell’immobiliare Foxtons di Londra affondano causa Brexit

 La rete di agenzie immobiliari Foxtons di Londra affonda a causa del voto sull’uscita dall’Europa: l’utile netto è crollato del 42% a 8,4 milioni di sterline (10 milioni di euro) in sei mesi. «L’incertezza del dopo-voto ha provocato un rallentamento del mercato residenziale a Londra nella prima metà  ha spiegato il direttore generale del gruppo Nic Budden.

Le transazioni sono in netto calo nel periodo e Foxtons non prevede una ripresa del mercato residenziale prima della fine dell’anno. Il gruppo dispone di 63 agenzie a Londra e vorrebbe arrivare a 100, ma ha detto oggi che potrebbe rivedere il ritmo di aperture in funzione delle condizioni del mercato.

BREXIT, RISCHIO "EFFETTO DOMINO": COTTARELLI INTERVIENE DURANTE IL CONVEGNO DEL SOLE24ORE

pubblicato da http://www.ilsole24ore.com/:

Brexit, l’Europa deve reagire

Un momento del convegno: l’intervista a Marco Trochetti ProveraBrexit «è un problema gestibile, ma il problema più grave è un possibile effetto domino su altri Paesi. Ma questo lo vedremo in un altro momento». Così Carlo Cottarelli, direttore esecutivo per il Sud Europa del Fondo monetario internazionale, intervenendo ieri in collegamento video allo Speciale Brexit organizzato da Il Sole 24 Ore a Milano come approfondimento su “L’Estate dell’incertezza”.

«Il vero pericolo e la vera incertezza – ha spiegato l’ex responsabile della spending review al Tesoro italiano – è se qualche altro Paese farà un referendum per uscire dall’Ue. Speriamo di no». Ma intanto l’insicurezza sta contagiando l’Europa come un sottile veleno che si sta diffondendo nei suoi tessuti. «Sugli effetti della Brexit ci sono tre aspetti che vanno gestiti – ha elencato Cottarelli –. La rapida oscillazione dei mercati, volatilità che si è esaurita, poi trovare un accordo fra Ue e Gran Bretagna sulle relazioni finanziarie, e questo sarà più complesso, ed infine il terzo aspetto critico è quello del possibile effetto domino che potrebbe esserci, ed è quello che mi preoccupa di più, anche se al momento le cose sembrano si siano calmate, ma lo vedremo sul medio periodo».

AGGIUNTO IL "RISCHIO BREXIT" SULLE POLIZZE ASSICURATIVE

pubblicato da www.repubblica.it:

Brexit, ora i manager si possono assicurare contro i rischi dell'uscita dalla UE

La Aig ha aggiunto il "rischio Brexit" alle polizze che vende a dirigenti e funzionari. Include l'assistenza per ottenere la cittadinanza e un eventuale rimborso del ricorso legale contro il rifiuto. Se anche l'appello non ha successo, organizza il trasloco e copre i costi del rimpatrio.

LONDRA - Siete preoccupati e incerti per le possibili conseguenze di Brexit sul vostro lavoro e sulla vostra vita? D'ora in poi c'è una rete di sicurezza per non farsi male, almeno non troppo, se si cade: un'assicurazione contro i rischi dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea. Avvertenza: vale soltanto per i dirigenti d'azienda, i manager, gli avvocati, i broker e i banchieri. Insomma per gli executive europei che lavorano nel Regno Unito e, viceversa, per i loro colleghi britannici che lavorano negli altri 27 paesi della Ue. La Aig, società di assicurazioni americana, ha infatti aggiunto il "rischio Brexit" alle polizze che vende a dirigenti e funzionari. Ed è un'aggiunta a costo zero, in pratica un riconoscimento che, tra i pericoli del mestiere del manager, nel prossimo futuro c'è anche quello dello sconquasso che potrebbe provocare il "divorzio" di Londra da Bruxelles.

La polizza in questione include assistenza per i cittadini europei che vogliono diventare permanentemente residenti in Gran Bretagna, primo passo per l'acquisizione della cittadinanza britannica. Se la richiesta di residenza viene respinta, l'assicurazione paga i costi di un appello legale. La Aig paga anche i costi di un appello contro un eventuale ordine di rimpatrio e, se l'appello non ha successo, paga i costi del rimpatrio stesso, dal trasloco al viaggio ad altre spese ad esso collegate.
"Il risultato dei negoziati tra il Regno Unito e l'Unione Europea relativamente ai diritti degli europei residenti a Londra non è ancora noto", dice Anthony Baldwin, amministratore delegato della filiale europea della compagnia di assicurazioni Usa, interpellato dal Financial Times, "e la nuova polizza garantisce una tranquillità mentale ai nostri clienti in un periodo di potenziali cambiamenti".

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venerdì 29 luglio 2016

Brexit, May chiede “un certo livello di controllo” su libertà di movimento

pubblicato da eunews.it:

Da Varsavia il primo ministro britannico ha rinnovato l’invito a cercare “il miglio accordo possibile”. Libera circolazione e immigrazione saranno le tematiche più importanti nelle trattative.

Bruxelles - Il messaggio è chiaro, e lo hanno espresso gli elettori britannici con il voto del 23 giugno: “Non vogliono che il sistema di libertà di movimento continui come nel passato, vogliono un certo livello di controllo”. A ricordarlo è stata Theresa May, da Varsavia, ultima tappa del suo viaggio europeo per discutere di Brexit con alcuni dei leader dei Ventisette.
L’obiettivo di May, l’aveva ribadito anche qualche ora prima mentre si trovava a Bratislava, è quello di trovare “il miglior accordo possibile”, soprattutto sulle tematiche di immigrazione e libera circolazione. E proprio la libertà di movimento “sarà la parte più importante dei negoziati tra gli attori”, ha ribadito il primo ministro polacco Beata Szydlo. La Polonia ha un interesse particolare nella questione dato che, da quando il mercato del lavoro britannico ha aperto le sue porte nel 2004, 800mila polacchi si sono trasferiti nel Regno Unito. E 90mila slovacchi hanno fatto la stessa cosa. Ma May ha garantito, sia a Bratislava che a Varsavia, che i diritti dei cittadini europei in Gran Bretagna non risentiranno di Brexit, almeno finché il Paese non lascerà formalmente l’Unione. Ma anche da quel momento in poi, i cittadini dell’Ue saranno i benvenuti, a patto che avvenga lo stesso per i britannici che decideranno di vivere in uno Stato dei Ventisette. May ha rinnovato anche un’altra promessa, quella sulla partecipazione della Gran Bretagna alla Nato con un ruolo attivo nella difesa degli alleati nell’area orientale. Tra i piani c’è anche quello di inviare centinaia di soldati britannici in Estonia per scoraggiare l’aggressione russa.
Il clima è di collaborazione, anche se Brexit ha lasciato molti punti interrogativi, soprattutto in un Paese come la Polonia, in lotta aperta con Bruxelles sullo stato di diritto. Per questo Szydlo ha ricordato che ora più che mai, l’Europa deve “ascoltare i suoi cittadini” e “aggiustarsi”, questo è il momento per procedere con le riforme.       Vai all'articolo di eunews

IL PARLAMENTO UK NON INTENDE RINUNCIARE AL SUO RUOLO NEL PROCESSO BREXIT

pubblicato da eunews.it:

Nick Clegg: il Parlamento britannico si rivolterà se non avrà un ruolo nella Brexit

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Il deputato Clegg ha dichiarato che non esistono motivi plausibili per escludere un voto del legislativo sulla questione: “Il governo ha un mandato per farci uscire dall’Ue, ma non ha affatto un mandato su come farlo”

Bruxelles – Il Parlamento del Regno Unito non ha nessuna intenzione di stare a guardare durante i negoziati per la Brexit. Secondo Nick Clegg, parlamentare pro-europeo alla Camera dei comuni, non coinvolgere l’organo legislativo britannico nei colloqui sulla Brexit e nel futuro accordo con l’Ue genererebbe una rivolta. Le Camere reclamano la loro parte nel determinare i termini del contratto per abbandonare l’Unione europea. “Il governo ha un mandato per farci uscire dall’Ue, ma non ha affatto un mandato su come farlo”, ha ribadito Clegg. L’ex vice primo ministro, attualmente portavoce dei liberal-democratici per gli affari europei, ha rivelato di aver istituito un gruppo di lavoro di alto livello per responsabilizzare il governo e per destreggiarsi tra gli “inevitabili dilemmi” che la Brexit porta con sé.

Clegg ha ribadito che i Brexiters “non hanno motivi plausibili” per rifiutare il voto del Parlamento sulla questione: “Viviamo in una democrazia rappresentativa e abbiamo tutti i diritti di esercitare il potere discrezionale”. Il deputato si è espresso contro la campagna portata avanti dai leader del Leave, che “non si sono degnati di precisare prima del referendum quanto la Brexit sarebbe stata difficile”. Anche se, ha precisato: “Chiaramente i deputati devono rispettare le istruzioni per uscire dall’Ue, ma non credo che le mani dei parlamentari siano del tutto legate dalle condizioni di questa Brexit”. Clegg ha reclamato un voto di approvazione sia all’inizio che alla fine del processo di uscita. E ha ipotizzato una adesione del Regno Unito allo Spazio economico europeo (seguendo l’esempio della Norvegia), ritenuta la “seconda migliore alternativa alla piena adesione”, anche se ha riconosciuto che questa opzione potrebbe generare enormi problemi, tra cui una tariffa esterna comune.

Il deputato ha avvertito che coloro che hanno votato per il Leave potrebbero essere sorpresi dalle conseguenze della loro scelta: “Ciò non accadrà in fretta, questo richiederà anni, ma arriverà come uno shock per molti leave voters che ora si trovano nelle mani di un ideologia la quale, a mio avviso, non farà niente per rispondere al tipo di insicurezze sociali ed economiche che credo abbiano spinto molte persone a votare Brexit”. Secondo Clegg anche all’interno del governo conservatore le idee non sono molto chiare, a causa della profonda tensione tra coloro che vedono la Brexit come un percorso verso una low-regulation, un libero mercato e una economia in stile asiatico, e i più tradizionali conservatori.

giovedì 28 luglio 2016

EFFETTO BREXIT: LLOYDS, TAGLIO DI 3MILA POSTI DI LAVORO

pubblicato da wallstreetitalia.it:

Lloyds: utili in aumento ma taglia 3mila posti di lavoro. Effetto Brexit

LONDRA (WSI) – Crollano del 4% le azioni del gruppo Lloyds, dopo che la società ha reso noto di voler tagliare 3mila posti di lavoro.

La banca commerciale londinese  ha pubblicato i conti del primo semestre dell’anno, con l’utile che si è attestato a 1,794 miliardi di sterline (2,15 miliardi di euro) contro gli 874 milioni di un anno prima, mentre i ricavi si sono attestati a 8,9 miliardi di sterline, poco sotto il livello del 2015.

Il gruppo ha raddoppiato l’utile netto nel primo semestre ed è stato il primo ad uscire allo scoperto dopo il referendum sulla Brexit di un mese fa, confermando che riuscirà a far fronte all’incertezza generata dall’uscita del Regno Unito dall’Unione europea.

MICHEL BARNIER INCARICATO DA JUNCKER DELLE NEGOZIAZIONI PER LA BREXIT

pubblicato da wallstreetitalia.it:

Brexit, Juncker ha scelto chi sarà il capo Ue nei negoziati con il Regno Unito

Sarà un politico francese di centro destra a guidare le delicate e importantissime trattative tra Ue e Regno Unito sull’uscita di quest’ultimo dal blocco europeo dopo il risultato del referendum a favore della Brexit.

Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha infatti nominato l’ex commissario Ue al mercato interno ed ex ministro francese Michel Barnier – militante gaullista fin dalla giovane età – come capo negoziatore sulla Brexit. Lo ha riferito l’Unione Europea in una nota.

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mercoledì 27 luglio 2016

GIBILTERRA E SCOZIA COALIZZATE PER RIMANERE NELL'UE

pubblicato da http://www.cnbc.com/

Questo piccolo avamposto britannico potrà forse rovesciare i risultati del referendum?

Si sta formando una nuova coalizione, dal momento che questo piccolo territorio del Regno Unito collocato in Spagna ha intrapreso dei colloqui con il governo scozzese, nella speranza di una "ridefinizione" dell'UK post-Brexit.

Considerata una distante roccaforte nell'estremo sud della Spagna, Gibilterra è in qualche modo un avamposto poco considerato da molti Britannici. Ma l'impatto del voto a favore dell'uscita dall'Unione Europea del mese scorso si è rivelato problematico per il territorio, specialmente a causa dei suoi "vicini di casa".

Gibilterra ha votato quasi all'unanimità in favore del Remain, perchè il Regno Unito rimanesse parte dell'Unione Europea, con il 96% dei cittadini a supporto dello status quo.Questo ha reso il territorio il distretto britannico più favorevole all'Unione Europea. Il Primo Ministro, Fabian Picardo, ha reso esplicito il suo punto di vista su Brexit scrivendo, prima del referendum, che "La Gibilterra attuale è vincolata all'Europa da liberi servizi e libera circolazione di persone." Ed ha aggiunto: "Perdere la possibilità di fornire liberamente servizi a un mercato unico di 520 milioni di persone sarebbe una enorme minaccia all'economia".

La Spagna da tempo reclama Gibilterra, anche se i Britannici l'hanno conquistata nel 1704. Picardo ha insistito che il territorio - indipendentemente dal fatto che l'UK resti o no parte dell'UE - non cederà alle pretese territoriali della Spagna in seguito al referendum.

Il Governo di Gibilterra ha confermato alla BBC a fine giugno che Picardo ha discusso della possibilità di rimanere nell'UE con Nicola Sturgeon, Primo Ministro Scozzese e leader del Partito Nazionale per l'Indipendenza Scozzese. Anche gli elettori scozzesi hanno votato per rimanere nell'Unione Europea.

Foto: Sean Gallup - Getty Images

ROMA, MATTEO RENZI INCONTRA THERESA MAY: "IMPORTANTE RENDERE CHIARO IL PERCORSO BREXIT"

pubblicato da notizie.tiscali.it:

Renzi, rendere chiaro cammino Brexit

Renzi, rendere chiaro cammino Brexit(ANSA) - ROMA, 27 LUG - "Sono davvero felice di dare il benvenuto al nuovo primo ministro inglese, opportunità per lavorare insieme per rendere il più possibile chiaro il cammino del Regno Unito", dopo Brexit. Lo dice il premier Matteo Renzi al termine del bilaterale con Theresa May. Brexit "è una decisione del popolo britannico - sottolinea Renzi - che rispettiamo e che richiede da parte di tutti molto buon senso, tempi chiari e la certezza di un percorso. Siamo particolarmente interessati come governo italiano a lavorare insieme, a dare massima collaborazione e supporto, a rendere il più possibile efficace questo percorso difficile".

La May ha dichiarato: "Dopo Brexit non ci saranno conseguenze per i cittadini italiani e europei che vivono nel Regno Unito", perché "saranno garantiti i loro diritti". Poi ha evidenziato: "Con la Brexit i cittadini inglesi chiedono un maggior controllo sulla libera circolazione e ne terremo conto ma bisogna anche arrivare al miglior accordo possibile nel commercio di beni e servizi. Vogliamo trasformare la Brexit in un successo". 


martedì 26 luglio 2016

GIULIANO AMATO: HO SCRITTO IO L'ARTICOLO 50, MA MAI AVREI PENSATO CHE SAREBBE STATO UTILIZZATO

pubblicato da http://www.huffingtonpost.co.uk/:


L'autore dell'articolo 50, Giuliano Amato, si augura che il partito a favore dell'UE vinca le elezioni del 2020 e fermi Brexit.

"Non lasciamo che i Britannici facciano come hanno sempre fatto - prendersi ciò che gli piace e scartare ciò che non gli piace"

L'uomo che ha scritto "l'articolo 50" ha rivelato ce non si sarebbe mai aspettato che venisse messo in atto, e ha definito David Cameron "un pazzo" per avere proposto un referendum sulla partecipazione della Gran Bretagna all'UE.
L'ex Primo Ministro Italiano Giuliano Amato ha paragonato la clausola per l'uscita dall'UE a un estintore "che non dovrebbe mai essere utilizzato". "Invece" ha proseguito "l'incendio è divampato".
Ha anche insistito perchè Bruxelles non faccia nessuna concessione a Theresa May nelle imminenti negoziazioni per lasciare il mercato comune.
Amato, 78 anni, ha spiegato di avere inserito l'articolo 50 unicamente per evitare che gli Inglesi potessero lamentasi del fatto che non ci fosse una modalità esplicita ed ufficializzata per loro per poter uscire dall'UE.


lunedì 25 luglio 2016

BREXIT, SCOZIA AVVIA LAVORO PREPARATORIO PER OPZIONE INDIPENDENZA

pubblicato da www.eunews.it:

Secondo la premier Nicola Sturgeon quella dell’uscita dal Regno Unito potrebbe essere la strada che offre “maggiore certezza, maggiore stabilità e il massimo controllo sul nostro destino”

Scozia indipendenza BrexitBruxelles – La Scozia inizierà il lavoro preparatorio per ottenere l’indipendenza dal Regno Unito e potere rimanere nell’Unione europea. Lo ha annunciato la premier scozzese, Nicola Sturgeon, durante un discorso ad Edimburgo. “Proteggere gli interessi della Scozia è il mio punto di partenza ed esplorerò tutte le opzioni per farlo”, ha assicurato Sturgeon, sottolineando: “Se troveremo che i nostri interessi non possono essere protetti nel contesto del Regno Unito, l’indipendenza deve essere una di queste opzioni e la Scozia deve avere il diritto di considerarla”. Per questo motivo, ha continuato la premier: “Faremo i passi preparatori per assicurare che questa opzione sia aperta al parlamento scozzese se il parlamento scozzese la considera necessaria”.

Certo il cammino verso un’eventuale distacco dal Regno Unito, ammette Sturgeon, sarebbe impegnativo: “Non fingo – ammette la premier – che l’opzione dell’indipendenza sarebbe semplice. Porterebbe le sue sfide, così come le sue opportunità”. Ma secondo Sturgeon, non si può non considerare che oggi il Regno Unito è molto cambiato rispetto a quello nel quale i cittadini scozzesi decisero, con un altro referendum, di continuare ad appartenere. Oggi, secondo la premier scozzese, “la prospettiva per il Regno Unito è incertezza, scompiglio e imprevedibilità”. In queste circostanze “potrebbe essere che l’opzione che ci offre la maggiore certezza, stabilità e il massimo controllo sul nostro destino sia quella dell’indipendenza”.


Lo scorso 23 giugno, il 62% degli scozzesi votò in favore della permanenza nell’Unione europea, dunque, secondo Sturgeon, non è giusto che anche questi debbano pagare le conseguenze di quello che sembra configurarsi come un divorzio tutt’altro che semplice.

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LISTE TRASNAZIONALI PER SOSTITUIRE GLI EURODEPUTATI BRITANNICI. LA PROPOSTA DI GOZI

pubblicato da eunews.it:

E’ una delle proposte italiane per “rafforzare la democrazia europea” dopo la Brexit. Roma propone anche una revisione annuale dello stato di diritto nei Paesi Ue e in quelli candidati, a partire dalla Turchia

Parlamento europeoBruxelles – Dopo la Brexit sostituire la quota di deputati europei che era riservata al Regno Unito con europarlamentari eletti da liste transnazionali. È la proposta lanciata dal sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, nel corso del Consiglio informale Affari generali, che si è svolto a Bratislava, sotto la guida della presidenza di turno slovacca. Secondo Gozi, quello delle liste transnazionali sarebbe un “primo e necessario passo” per “rafforzare la democrazia europea”, unica risposta possibile davanti ad uno scenario politico radicalmente modificato dalla decisione dei cittadini britannici di abbandonare l’Unione europea e di fronte all’ondata di attacchi terroristici che sta sconvolgendo l’Europa.

Alla riunione dei ministri per preparare il nuovo incontro informale a 27, in programma a Bratislava per il prossimo 16 settembre, il sottosegretario ha ribadito anche l’importanza di “usare un metodo trasparente per negoziare con la Gran Bretagna”, evitando “riunioni informali dietro le quinte” e nel “pieno rispetto del ruolo delle istituzioni Ue”. Una linea condivisa dalla presidenza: “Non ci saranno negoziati di nessun tipo, né a livello tecnico né a livello politico prima che il Regno Unito abbia notificato formalmente la procedura dell’articolo 50”, ha assicurato Ivan Korcok, ministro slovacco per gli Affari europei, smentendo le indiscrezioni di stampa secondo cui tra Ue e Regno Unito starebbe già prendendo forma un accordo, secondo cui Londra potrebbe escludere i lavoratori Ue per sette anni ma manterrebbe l’accesso permanente al mercato unico. “Le considero altamente speculative”, ha chiarito Korcok, assicurando: solo “una volta che sarà lanciato l’articolo 50 inizieremo la discussione sulla nuova relazione e una parte sarà il livello di integrazione nel mercato unico”.

Sul tavolo dei ministri, dunque, ci sono per il momento solo le possibili risposte per rilanciare l’Ue dopo la batosta arrivata dal responso del referendum.

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domenica 24 luglio 2016

OXFORD, LA ROCCAFORTE ANTI-BREXIT

pubblicato da http://www.iodonna.it/

Ha avuto allievi premi Nobel, capi di governo e anche fautori dell’uscita dalla UE. Ma oggi l’università è sotto shock. Siamo andati nel cuore della tradizione British, dove professori e studenti stanno immaginando una nuova via. 

Vedi Oxford e poi cambi. Così scrive Oscar Wilde nel De Profundis. (...) Oggi, a un mese dal voto che ha deciso il divorzio del Regno Unito dall’Unione Europea, torniamo nella più antica università del mondo anglosassone. Cent’anni dopo Wilde, una ragazza nata a Eastbourne, nella seaside anti-Europa, arriva a Oxford, nella città più cosmopolita d’Inghilterra, e si laurea in geografia. Si chiama Theresa May, sarebbe diventata la seconda donna primo ministro del Regno Unito.

Oxford, la roccaforte anti-BrexitOxford è una città sotto shock. Brexit va contro il suo passato, il suo presente e ciò che questo posto vuol continuare a essere: assieme a Harvard, il più noto, citato e stimato centro planetario del sapere. Oxford, al mondo, ha preso e ha dato. La sua storia annovera altri 26 primi ministri britannici e i protagonisti della tragicomica crisi politica di queste settimane, tra cui Margaret Thatcher, Tony Blair, David Cameron, i congiurati Boris Johnson e Michael Gove. Oltre a loro, molti premi Nobel, scienziati come Stephen Hawking, economisti come Adam Smith, scrittori come Lewis Carrol e J. R. R. Tolkien.

Nella più antica università inglese si formano studenti provenienti da ogni angolo del pianeta. Oltre 140 nazionalità, la quinta più numerosa è italiana (veniamo dopo Stati Uniti, Cina, Germania e India). Nel 2015 hanno studiato qui 22 mila giovani. Il 41% non proveniva dal Regno Unito: il 15% di questi arrivava dall’Unione Europea, che nell’anno accademico 2014-2015 ha contribuito con 66 milioni di sterline per la ricerca. L’ateneo in aprile si era espresso ufficialmente contro l’uscita dalla UE. Ora teme di perdere quei fondi, e non solo. «C’è il danno alla reputazione, impossibile da quantificare» ci spiega Martin McLaughlin, Agnelli-Serena Professor of Italian Studies a Oxford e traduttore di Italo Calvino. (...)

Eppure in Inghilterra Oxford è considerata un’astronave d’eccellenza, capace di produrre un élite nazionale e internazionale, ma non in grado di rappresentare il Paese. Ed è vero, in parte. L’approfondimento accademico può diventare isolamento sociale. (...) La comunità di Oxford non può certo rappresentare la nazione: «Nessuno qui si aspettava il risultato del referendum?» si chiede Sergey Minov, dottorando russo, studioso del culto dei Santi. «Ovvio, questo non è il Paese reale». «Troppe persone provenienti da background diversi, tutte insieme» racconta Douglas, che ha guidato la manifestazione anti-Brexit quattro giorni dopo il voto tra le strade della città. È molto arrabbiato: «Sono nato qui, ma sono un cittadino europeo. La UE ci ha garantito settant’anni di pace e opportunità. Davvero vogliamo perdere tutto questo?».

Oxford non rappresenta l’Inghilterra, ma non è una bella bolla blu (il colore ufficiale dell’università). Accogliendo persone da tutto il mondo, rappresenta il passato e il presente del Regno Unito: un Paese internazionale, che vive già sulle spalle degli immigrati, argomento centrale della campagna pro-Brexit. Come ci spiega Nicola Gardini, molisano, professore di Letterature comparate a Oxford: «Il sistema britannico si regge sugli stranieri: scuola, sanità, servizi. Quanti si ricordano che io qui pago le tasse, che la mia formazione è stata pagata dall’Italia, che loro ne godono i frutti?». Il Regno Unito da solo non ce la fa.
Racconta il professor Luciano Floridi, che dirige la ricerca dell’Oxford Internet Institute: «Sa come lo spiego ai miei studenti? Dico: se siamo in cinque, c’è un’auto da spostare e diamo una spinta a turno, l’auto non si muove; se spingiamo tutti insieme, la spostiamo. Ma vallo a spiegare agli inglesi!». Agli inglesi, certo, va spiegato. A Oxford invece l’hanno capito: va riconosciuto. Sanno che Brexit è un rischio enorme. La bella bolla blu potrebbe scoppiare. E sarebbe una perdita per tutti. (...)

Di stefania Chiale. Foto: The New York Times / Contrasto



THERESA MAY: BREXIT NON PRIMA DEL 2019, MA NIENTE LIBERA CIRCOLAZIONE DELLE PERSONE

pubblicato da wallstreetitalia.com:

Theresa May prende tempo: Brexit nel 2019

Il nuovo primo ministro britannico, Theresa May, ha intenzione di prendere tutto il tempo che serve per negoziare l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, ma non cederà sul messaggio principale che il popolo ha comunicato attraverso il referendum: l’immigrazione dovrà diminuire al di sotto delle 100mila unità entro il 2020. May ha comunicato al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, che l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, che inaugura la procedura di recesso dall’Ue, non verrà attivato prima di un accurato negoziato preparatorio e comunque non prima di fine anno. La Brexit, di fatto, slitterebbe fino a due anni più in là, nel 2019. Nonostante il nuovo premier fosse stato impegnato nella campagna a favore della permanenza della Gran Bretagna nell’Ue, il punto cruciale dei negoziati sembra chiarito: il Regno Unito non cederà sul ritiro dalla libera circolazione delle persone, propria dei membri del mercato unico europeo. Farlo, infatti, equivarrebbe a ignorare la principale preoccupazione del popolo britannico. Attualmente ogni anno entrano nel Regno Unito 333mila persone, nel giro di quattro anni tale cifra dovrebbe essere inferiore a un terzo. Questa la principale promessa di Theresa May.

Avrà modo di parlarne oggi (20 luglio, n.d.r.) a Berlino, in visita alla cancelliera Angela Merkel e domani a Parigi col presidente Francois Hollande. Durante il primo question time di poche ore fa May, lo ha chiarito, “il Regno Unito non esce dall’Europa”, segno che la collaborazione sulle grandi sfide di politica estera e al terrorismo internazionale restano dov’erano anche prima del 23 giugno.

RENZI ALL'ASSEMBLEA PD: DOPO BREXIT, L'ITALIA SIA LEADER IN EUROPA

pubblicato da agi.it (Agenzia Giornalistica Italiana):

Renzi, Brexit è la sveglia. Italia deve essere leader in Europa

Roma -  Dopo la "sveglia" della Brexit, l'Italia deve saper esercitare la sue leadership e "prendere per mano l'Unione Europea". Matteo Renzi parla all'assemblea del Pd e lascia intravedere quale sarà'' la strategia italiana in un anno che il premier considera cruciale: nel 2017 si concentrano appuntamenti come le celebrazioni dei sessanta anni dei Trattati di Roma e il G7 italiano, occasioni per l'Italia di confermare e rafforzare il ruolo conquistato negli ultimi due anni da quando, a partire dal vertice di Ypres nel 2014, si è fatta portatrice della bandiera della flessibilità' contro il fronte dell'austerity.

"La vittoria di Brexit è stata una vittoria politica di chi voleva uscire ed è stata una sconfitta politica per l'Europa", ha spiegato il segretario Pd: "L'Europa deve considerare la Brexit come una gigantesca sveglia. è inutile allungare il dibattito su elementi di natura burocratica. Non consentiremo all'Europa di rimanere ostaggio della politica inglese", ha aggiunto per poi mandare un messaggio a Merkel e Hollande: "Non si torna alle foto a due" in Europa, "Senza proposta alternativa, si torna a Ventotene". A Ventotene si tornerà, in ogni caso, nella seconda metà di agosto, per un vertice con Angela Merkel e Francois Hollande. Lì, promette Renzi, verrà lanciato "il guanto di sfida" per un cambio di paradigma europeo. Una opportunità' che è ben presente al governo, come emerge anche dall'intervento del ministro degli esteri, Paolo Gentiloni. Un "intervento da militante", come ha spiegato il titolare della Farnesina.

Nel ricordare il ruolo che ha avuto lo stato di "frustrazione dei ceti medi e medio-bassi nell'affermazione dei leave britannici", Gentiloni ha sottolineato il vulnus rappresentato da una sinistra europea che sembra aver perduto la propria identità' a fronte di destre che, al contrario, mostrano di avere programmi chiari, per quanto discutibili: "l'offerta di quel tipo di destra è chiara e dobbiamo domandarci che fine ha fatto l'offerta della sinistra che ha risposto talvolta in modo immobile e spesso con una certa nostalgia. Dobbiamo chiederci quale sinistra oggi è in grado di essere maggioranza in Europa. Perchè la cosa che ci chiedono di più è rispondere a questa domanda. Come fa oggi la sinistra ad essere maggioranza in Europa. Questa sinistra che vuole essere maggioranza democratica deve dire con chiarezza da che parte sta. Dobbiamo essere chiari sulle discriminanti tra noi e loro. Loro puntano sulla paura, noi sulla coesione; loro intendono i valori come negazione dei diritti, per noi l'espansione dei valori è un diritto", sono state le parole di Gentiloni.

Turchia - Intanto, però, c'è da affrontare il nodo Turchia, con cui l'Europa ha stretto un accordo sull'immigrazione che prevede tre miliardi di trasferimenti al governo di Ankara. La proposta del Pse - famiglia europea alla quale aderisce anche il Pd - è di sospendere la trattativa sulla liberalizzazione dei visti e la tranche di pagamento dei fondi per i migranti.

DOPO BREXIT L'UK POTRA' ANCORA ESSERE UNA GRANDE POTENZA MONDIALE? L'ANALISI DI "THE INDEPENDENT"

pubblicato da Independent.com:

Dopo Brexit, la Gran Bretagna è libera - ma non sarà mai più una grande potenza a livello mondiale.

(I corrispondenti Banks e O'Mahoney da Washington DC)

Il voto del Regno Unito per uscire dall'Unione Europea ha già avuto una serie di effetti preoccupanti. Il potere della sterlina è in discussione, e le leadership del Partito Laburista e dell'UKIP sono ancora nel pieno scompiglio. Per quelli della campagna del Remain, tutto questo era perfettamente prevedibile: è il "canarino nella miniera di carbone". Coloro che erano dalla parte del Leave, però, sono più ottimisti.

L'attuale marasma politico si placherà, dicono loro, e con il tempo il Regno Unito ritornerà a un'economia ancora più forte e a un'autonomia politica maggiore - solo alcuni dei molti effetti positivi della riaffermazione del potere nazionale che sono andati persi per colpa dei tanto criticati burocrati di Bruxelles. La logica è semplice: anche se il Regno Unito era già al comando delle sue politiche estere e militari, con il taglio dei vincoli istituzionali che la legavano all'Europa potrà riguadagnare libertà di azione sull'altro elemento principale che determina lo stato di grande potenza: l'economia. Diventerà di nuovo autonoma, e quindi in grado di determinarne il corso.

Peccato che l'idea che il Regno Unito guadagni potere uscendo dall'Unione Europea è basato su una cattiva comprensione di che cosa sia a determinare la condizione di grande potenza. Mentre si è tentati di identificare lo stato di potenza a poteri militari ed economici, questa considerazione non tiene conto delle altre forme di potere che gli stati possono incrementare. In realtà, alla base dello status di grande potenza del Regno Unito negli ultimi 70 anni ci sono state altre fonti di potere, meno tangibili e più difficili da misurare.

Leggi l'intero articolo (in lingua inglese) su independent.com


PRESIDENTE BUNDESBANK AL G20: ANCORA NESSUN SEGNALE DELL'EFFETTO BREXIT SULL'ECONOMIA EUROPEA

pubblicato da Reuters.com:

Non c'è ancora nessun segnale del fatto che l'effetto Brexit abbia avuto un impatto sull'Europa, dice Weidmann.

Non vi è ancora nessun segnale che lo sviluppo dell'economia europea sia stato influenzato dalla decisione della Gran Bretagna di lasciarel'Unione Europea, ma c'è il rischio che Brexit possa avere un effetto sulla crescita della Germania nel lungo periodo, ha detto Jens Weidmann, Presidente di Bundesbank, la scorsa domenica.

Weidmann, in una dichiarazione successiva all'incontro in Cina dei 20 responsabili mondiali dell'Economia, ha detto che il gruppo si è dichiarato d'accordo su un punto: nonostante il voto Brexit, l'economia globale subirà un miglioramento nel 2016 e 2017. Ma, ha aggiunto, Brexit non può essere usata come scusa per politiche fiscali espansive.

(registrato da Gernot Heller; scrtto da John Ruwitch; pubblicato da Jacqueline Wong)

Leggi l'articolo originale (in lingua inglese)

Argomento Brexit al G20, gli effetti a medio termine sono ancora incerti

Pubblicato da ilsole24ore.com:

Padoan: a G20 parlato molto di Brexit: c'è incertezza sugli effetti medio termine

I possibili effetti della Brexit sugli equilibri economici mondiali sotto i riflettori del vertice finanziario del G20 in corso a Chengdu, nel cuore sudorientale della Cina continentale. Pur non un tema citato nell'agenda ufficiale dei lavori, che si concluderanno domani, «si è parlato molto di Brexit», ha spiegato in una pausa della conferenza il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, confermando la riflessione sulle conseguenze di medio termine «che sono ancora poco chiare perché non si sa quale e quando si instaurerà il processo negoziale tra Gran Bretagna e Unione Europea"

E ancora meno «si sa ancora meno di quello che potranno essere gli eventuali scenari futuri», ha aggiunto il titolare di via XX settembre - reduce da un incontro con il neo ministro delle Finanze britannico, Philip Hammond nell'ambito di una riunione G7 parallela al G20 - , «cioè in che modo la Gran Bretagna si collegherà o meno». In ogni caso, ha concluso Padoan citando le parole del nuovo Cancelliere dello Scacchiere britannico, «l'Inghilterra sarà impegnata in un'economia aperta e integrata globalmente e che conta su una Ue forte anche se a 27 e non a 28".





Il Sole 24 Ore organizza convegno su Brexit

Brexit, cosa accadrà ora? Martedì il convegno del Sole 24 Ore

giovedì 21 luglio 2016

Accuse di razzismo alla Campagna per il Leave, 40.000 denunce

Pubblicato da Independent.co.uk:

In 40.000 sporgono denuncia alla Polizia accusando Farage e la campagna per il Leave di incitamento all'odio razziale e religioso.

web-farage-poster-rex.jpgEsclusivo: le denunce sono motivate dal manifesto della campagna "Breaking Point" che mostra i rifugiati siriani mentre attraversano il confine di un paese del centro Europa.

Quasi 40.000 persone hanno sporto denuncia alla Polizia sostenendo che Nigel Farage ha incitato all'odio razziale e religioso durante la campagna per il referendum sull'Unione Europea.
Una dichiarazione firmata da oltre 39.800 persone contro il presunto reato è stata consegnata agli agenti della Stazione di Polizia di Kentish Town il 20 luglio 2016 alle 12.30.

Secondo le stime del Consiglio Nazionale della Polizia inglese, nell'ultimo mese è stato registrato un picco del 42% di crimini basati sull'odio religioso e razziale, durante e subito dopo la campagna del referendum.

Il leader dell'UKIP Nigel Farage era già stato criticato nel corso della campagna, per avere rilasciato una serie di dichiarazioni pubbliche e per avere mostrato il controverso manifesto che aveva attirato diversi giudizi negativi.
Nel cosiddetto manifesto "Breaking Point", mostrato al pubblico la mattina del 16 giugno, si vedevano dei rifugiati siriani che attraversavano un confine nell'Europa centrale, a migliaia di chilometri dal Regno Unito. Gli oppositori hanno messo in evidenza il fatto che il manifesto mostrava solo delle minoranze etniche, e che il testo sembrava paragonare l'Unione Europea all'immigrazione dal Medio Oriente.


BANCA D'INGHILTERRA ALLA RICERCA DI NUOVE SOLUZIONI PER AFFRONTARE L'EFFETTO BREXIT

Pubblicato da Reuters:

La Bank of England fruga nella cassetta degli attrezzi per cercare nuove opzioni dopo la Brexit

La Banca d'Inghilterra si trova ad affrontare la sfida più grande dai tempi della crisi finanziaria globale, e dovrà quindi utilizzare la sua creatività per stimolare l'economia dopo che la Gran Bretagna ha votato per uscire dall'Unione Europea, in un momento in cui la politica monetaria è quasi all'esaurimento.

Pedestrians walk past the Bank of England in the City of London May 15, 2014.   REUTERS/Luke MacGregorLa Banca Centrale ha fatto sapere che potrebbe rendere pubblico un pacchetto di misure che andrebbero a integrare il taglio del tasso d'interesse che ci si aspetta il mese prossimo.

Il Governatore della Bank of England Mark Carney una settimana dopo il referendum del 23 giugno ha dichiarato che le opzioni per stimolare l'economia vanno ben oltre le misure che si sono dovute adottare dopo l'ultima crisi. Ora gli economisti stanno riflettendo su quanto creativa dovrà diventare la Banca Centrale.  (...)

Ecco alcune delle possibili opzioni per la Bank of England:

Taglio dei tassi d'interesse (...)

Tassi di interesse negativi (...)

Acquisto di BOND (...)

Altre opzioni di alleggerimento quantitativo (...)

Estensione del finanziamento per i prestiti (...)

Introdursi in territorio fiscale (...)
(Foto: REUTERS/LUKE MACGREGOR)

mercoledì 20 luglio 2016

NICOLA STURGEON SMENTISCE LE VOCI SUL SUO "POTERE DI VETO" SU BREXIT

pubblicato da independent.co.uk:

Nicola Sturgeon: "Mai dichiarato di avere il veto sul processo Brexit o sull'articolo 50" riferisce il portavoce.


"Non abbiamo mai dichiarato di avere potere di veto - né sul processo Brexit nel suo complesso né sulle tempistiche per l'avvio dell'articolo 50"

Nicola Sturgeon non ha mai dichiarato di avere il veto su Brexit, ma richiederà un secondo referendum sull'indipendenza se il posto della Scozia nell'Unione Europea non verrà mantenuto: così dichiara il portavoce del Premier scozzese.

Tutto è nato dal fatto che il Primo Ministro, subito dopo l'incontro con Theresa May a Edimburgo, ha dichiarato che la Scozia è in una "posizione di forza", quando le è stato chiesto se avesse la possibilità di fermare l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea.

"Non abbiamo mai dichiarato di avere potere di veto - né sul processo Brexit nel suo complesso né sulle tempistiche per l'avvio dell'articolo 50" riferisce il portavoce a The Independent; "Il Primo Ministro ha chiarito che siamo intenzionati a prendere in considerazione tutte le possibili opzioni perchè il posto della Scozia all'interno dell'Unione Europea sia mantenuto, e, se ci si renderà conto che l'unica via possibile sia quella di diventare un ostato indipendente, allora verrà messo sul tavolo delle trattative un referendum per l'indipendenza".

Una fonte di Downing Street ha chiarito che venerdì scorso  Theresa May "ovviamente" non si riferiva a un veto quando disse: "Voglio essere chiara su un punto: desidero che il Governo scozzese sia coinvolto in pieno, e voglio che si ottengano i migliori risultati possibili per tutto il Regno Unito".

martedì 19 luglio 2016

GLI INGEGNERI E LA BREXIT: CONVEGNO A GENOVA ORGANIZZATO DALL'ORDINE PROFESSIONALE

Pubblicato da genova.repubblica.it:

Gli ingegneri genovesi si interrogano su Brexit

La tavola rotonda “L'Europa dopo Brexit: prospettive, problemi, opportunità”, organizzata dall'Ordine degli Ingegneri di Genova grazie alla collaborazione scientifica dell'Associazione Master in Diritto Tributario dell'Università di Genova, permette di analizzare sia le possibili opportunità sia le problematiche che dovranno essere affrontate a livello europeo. Per fare un'esempio, non è dato sapere se le norme elaborate dal più antico ente di normazione al mondo BSI (British Standards Institution) a livello internazionale saranno ancora effettive dopo la Brexit. 

lunedì 18 luglio 2016

IL POTERE DI VETO DI NICOLA STURGEON POTRA' FERMARE LA BREXIT?

pubblicato da www.msn.com:

Sturgeon: io posso fermare l'uscita dell'UK dall'Unione Europea

In una dichiarazione che ha fatto infuriare i ministri della Destra incaricati per la Brexit, Nicola Sturgeon ha dato a intendere di avere potere di veto in merito a quando la Gran Bretagna dovrà lasciare l'Unione Europea.

Nicola SturgeonIl Primo Ministro scozzese ha infatti ammesso, in un'intervista su BBC1, di avere il potere di imporsi sulla tempistica dell'uscita del Regno Unito dall'UE. Alla domanda se abbia l'asso nella manica del potere di veto, ha risposto: "Credo che la nostra posizione sia molto forte. Ed è una posizione che ho intenzione di sfruttare nel miglior modo possibile".

Le sue dichiarazioni sono giunte dopo che Liam Fox, neo Segretario per gli Affari Internazionali, e David Davis, neo Segretario Brexit, hanno affermato di voler dare inizio alle trattative formali per l'uscita dall'UE già alla fine di quest'anno.

Venerdì scorso Theresa May ha riferito che la Brexit potrebbe essere rinviata, dal momento che lei non intende dare inizio al processo formale di uscita dall'UE fin quando non ci sia un "approccio unitario" supportato quindi anche dalla Scozia.

A dimostrazione che il neo Premier è intenzionata a mantenere intatta l'Unione, la May ha dichiarato che non darà il via all'articolo 50 fino a quando tutte le nazioni coinvolte non saranno d'accordo. Tali affermazioni potrebbero creare irritazione tra i leader europei, che preferirebbero che la May invocasse l'articolo 50 immediatamente.

Immagine: C Press Association

BREXIT, LE RAGIONI DEL "LEAVE" SECONDO L'ANALISI DI CIARAN CAHILL ("IL FATTO QUOTIDIANO")

pubblicato da ilfattoquotidiano.it:

Brexit, perché il Regno Unito ha deciso di uscire?*

(...) Tra la nomina di una nuova leadership e la necessità di intervenire sulla base dei risultati del referendum, non si ha ancora una risposta soddisfacente alla domanda più rilevante dal punto di vista democratico: perché il Regno Unito ha deciso di uscire?

Storicamente, la questione economica è sempre stata in cima all’agenda degli elettori, in particolare durante i periodi di scarsa crescita o di austerità, ma in questo caso sembra che tutti gli avvertimenti (peraltro ben pubblicizzati) sulle conseguenze economiche disastrose della Brexit siano stati completamente ignorati.

Questo è strano (e in definitiva fuorviante), ma per il momento diamo un’occhiata a quello che gli attivisti del “Leave” considerano essere le due ragioni chiave.

In primo luogo, la riconquista della sovranità rispetto ai poteri che stavano lentamente e irreversibilmente trasferendosi a Bruxelles. Questo sentimento potrebbe esistere, non si può negare, ma questa “perdita” di sovranità nazionale ha avuto luogo negli anni, e non è un caso che questa retorica politica populista e nazionalista sia stata accolta da Farage (e altri) già a partire dalla metà degli anni ’90. Resta, quindi, difficile da capire perché la questione della perdita della sovranità, processo lento e costante, sia improvvisamente diventata una priorità nell’agenda degli elettori.

La seconda ragione chiave, e ora ampiamente condivisa dal Parlamento, è che gli elettori necessitassero di controllare i confini inglesi, o in altre parole, di ridurre l’immigrazione. L’immigrazione europea in UK negli ultimi anni ha toccato il picco massimo, e in particolare negli ultimi tre anni è costantemente aumentata, in coincidenza con l’allargamento dell’Unione europea.

Dall’esterno, si potrebbe, quindi, essere tentati di pensare che il voto “Leave” anti- immigrazione sia stato causato da sentimenti di xenofobia e ignoranza, ma si potrebbe peccare di pessimismo nel pensare che il 52% dei voti sia stato motivato da queste ragioni.
In effetti è più probabile, anche in considerazione di ragioni datate nel tempo, che il sentimento anti-immigrazione poggiasse su basi economiche.

(...) Di pari passo al sentimento anti-immigrazione, non bisogna trascurare il pregiudizio secondo cui l’aumento degli stranieri avrebbe sottratto ai cittadini inglesi delle opportunità lavorative, avrebbe dimezzato gli stipendi e i servizi pubblici – come nel caso del Servizio sanitario nazionale inglese (il National health service, Nhs). (...)

In ogni caso, (...) non sono mancati neppure esperti che hanno difeso il “Remain”, adducendo alcune considerazioni pressoché unanimi come conseguenze della Brexit: recessione, inflazione, moneta più debole, aumento della disoccupazione, impatto negativo sul business inglese. (...) Ma è proprio questo il punto: nessuna di queste argomentazioni chiave ha comportato un voto a favore del “Remain” da parte degli elettori di estrazione sociale umile.

La campagna “Leave” è riuscita, spesso grazie all’utilizzo di mezzi senza scrupoli, a convincere con una lettura in chiave demografica che i problemi economici dei cittadini inglesi scaturissero dall’immigrazione, e a far passare per fandonie il punto di vista degli esperti nel settore.

Uno dei tranelli più persuasivi della campagna “Leave” è stato, infatti, la questione dei 350 milioni di sterline che ogni settimana fino ad oggi sono stati elargiti alla UE e che – nel caso di uscita – sarebbero stati impiegati nel Servizio sanitario nazionale. Di fatto un argomento economico che ha fatto guadagnare un sacco di voti, ma che alla fine si è rivelato totalmente infondato non solo perché la cifra al netto è molto più bassa, ma anche perché non vi erano ragioni per fare degli impegni di bilancio di questa natura.

Al contrario, la campagna “Remain” ha fallito nello spiegare gli aspetti economici negativi della Brexit agli elettori che non avessero un master in Macroeconomia.

È, quindi, difficile stabilire chi abbia più responsabilità.

In breve, la triste realtà è che il voto di uscita dalla UE è stato fondamentalmente causato da considerazioni economiche, sebbene gli incentivi economici portassero piuttosto a restare nel sistema Europa.

(...) La Brexit è stata una scelta piuttosto antidemocratica quindi, considerando che la maggior parte della popolazione ha votato esattamente il contrario rispetto a quello che avrebbe voluto.

*di Ciaran Cahill, analista finanziario nella City e lettore di livello PhD in Filosofia al Birkbeck College, Università di Londra

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domenica 17 luglio 2016

NEO MINISTRO BREXIT: AI MIGRANTI UE IN ARRIVO NEI PROSSIMI MESI POTREBBE NON ESSERE CONSENTITO DI RIMANERE, DOPO L'USCITA DELL'UK

pubblicato da ilsole24ore.com:

Il ministro per la Brexit: potremmo respingere i migranti europei

Il ministro britannico incaricato della Brexit, David Davis, ha dichiarato di non poter garantire ai migranti europei, che arriveranno sul suolo britannico da oggi fino all'uscita definitiva del Regno Unito dall'Unione europea, il diritto di restarvi. In un'intervista concessa al Mail on Sunday, Davis ha detto che negozierà con Bruxelles per “garantire un indennizzo generoso per i migranti europei presenti adesso e altrettanto per i cittadini britannici” che si trovano in un paese dell'Ue, ma che non intende garantire lo stesso trattamento agli ultimi arrivati.

Vi sono “diverse possibilità” per contenere l'aumento degli arrivi nel Regno unito subito prima della Brexit, secondo Davis: “Potremmo decretare che il permesso di soggiorno sine die si applica unicamente prima di una certa data”, ha portato ad esempio il ministro. Il Regno unito dovrà rispettare le regole dell'Ue fino alla sua uscita effettiva dall'Unione, ha continuato Davis, compresa la libertà di movimento, ma poi potrà decidere chi resta nel Paese, compresi coloro che sono arrivati prima della data di uscita.

Davis, che insieme al titolare del Foreign Office, Boris Johnson, dovrà guidare i negoziati tra il nuovo governo di Theresa May e Bruxelles, ha assicurato poi che non verranno espulsi i tre milioni di migranti europei già presenti nel Paese, ma ha spiegato che il governo interverrà se i flussi in entrata si dovessero intensificare. Il timore di Londra è che in particolare da Polonia e Romania possa esserci un boom di arrivi nei prossimi mesi.

La stessa May, peraltro, prima di approdare a Downing Street aveva affermato che la futura permanenza dei cittadini di altri Paesi Ue in Gran Bretagna sarà negoziata chiedendo analoghe garanzie e libertà di risiedere nei Paesi Ue per i cittadini britannici.

Leggi l'intero articolo su ilsole24ore.com

sabato 16 luglio 2016

Regno Unito, ecco il governo per la Brexit

A gestire la diplomazia britannica sarà lui Boris Johnson, che diplomatico - almeno finora - non ha certo mostrato di esserlo. Gli omologhi di Francia e Germania hanno già criticato la nomina. Un "bugiardo", lo ha definito Jean-Marc Ayrault. Un uomo dal comportamento "pazzesco", ha detto Franz-Walter Steinmeier. L'ex sindaco di Londra, leader del "Leave", appena diventato ministro degli Esteri si è lasciato andare a un'altra delle sue battute, una piccola ripicca nei confronti degli Stati Uni… ALTRE INFORMAZIONI: http://ift.tt/29LlYAH euronews: il canale di informazione più seguito in Europa. Abbonati ! http://www.youtube.com/subscription_center?add_user=euronewsit euronews è disponibile in 13 lingue: https://www.youtube.com/user/euronewsnetwork/channels In italiano: Sito web: http://it.euronews.com/ Facebook: http://ift.tt/N9quwy Twitter: http://twitter.com/euronewsit

LA BREXIT FA BENE AI MERCATI: L'OPINIONE DI ALESSANDRO FUGNOLI (KAIROS)

pubblicato da wallstreetitalia.com:

Fugnoli: contro ogni attesa, Brexit fa bene ai mercati
NEW YORK (WSI) – “Perché in gennaio i mercati si sono mostrati insofferenti rispetto alla Cina, alla geopolitica, al petrolio mentre oggi incassano con un sorriso Brexit e il renminbi ai minimi? Per Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos: “la differenza non è nelle risposte monetarie (che ci furono anche in febbraio e marzo) ma nell’economia americana, allora debole e oggi in buona salute. Teniamolo presente per il futuro e per le prossime scadenze referendarie ed elettorali di autunno e primavera” si legge nella newsletter settimanale, Il Rosso e Il Nero.

Non solo. Come mette in evidenza Fugnoli, grazie a Brexit, le politiche fiscali europee si stanno ulteriormente addolcendo. “A Spagna e Portogallo, che hanno clamorosamente sforato sul deficit, sono state simbolicamente tirate le orecchie, ma niente di più. Lo stesso accadrà a Italia e Francia. La Merkel fa finta di niente e lascia fare alla Commissione. Una Merkel più forte avrà anche più spazio per permettere all’Italia di affrontare la sua crisi bancaria con meno costi sociali”.

Brexit ha indotto la Fed a rinviare di fatto a dicembre un eventuale rialzo dei tassi. 
“Il timore che Brexit possa assumere forme americane con Trump presidente induce la banca centrale a premere al massimo sull’acceleratore e a non disturbare il rialzo azionario. Gli utili sono più bassi di un anno fa e l’indice di borsa è più alto, ma nessuno parla più di bolla".

Tutte notizie che fanno bene al mercato e che hanno spinto la borsa di New York ai massimi di tutti i tempi e quella di Londra ad accumulare un rialzo del 7 per cento rispetto all’inizio dell’anno.
Vai all'articolo di wallstreetitalia.com

BREXIT: PER L'IRLANDA LA POSTA IN GIOCO E' PIU' ALTA CHE PER GLI ALTRI PAESI. L'ANALISI DE "IL SOLE 24 ORE"

pubblicato da www.ilsole24ore.com:

Rischio o opportunità? L’Irlanda pesa le ricadute di Brexit

Il primo ministro Enda Kenny ha definito Brexit «un terremoto politico» la cui posta in gioco, per l'Irlanda, è sempre stata più alta che per gli altri Paesi Ue. Ma l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, insieme alle legittime preoccupazioni per le ricadute economiche e politiche, apre anche alcune interessanti opportunità a Dublino che, con una Londra fuori dal mercato unico europeo, potrebbe vedere crescere il suo appeal presso investitori e aziende.

Le ricadute negative per l’economia 

Nei mesi che hanno preceduto il referendum britannico l’establishment politico ed economico irlandese è stato tra i più attivi sostenitori della campagna anti-Brexit. Il perché è presto detto (...): i possibili danni al commercio legati alla reintroduzione di barriere tariffarie (...), le restrizioni alla libera circolazione delle persone, con ripercussioni sul consistente numero di immigrati irlandesi che oggi trovano impiego nel Regno Unito. Alla vigilia del voto britannico uno studio di Standard&Poor’s aveva indicato l’Irlanda come il Paese che avrebbe avuto di più da perdere con Brexit (...).

E oggi è arrivato un giudizio di cauta preoccupazione anche da Fitch. L’agenzia, pur non modificando nell’immediato il rating di Dublino (reduce da un upgrade ad “A” in febbraio grazie alle ottime performance registrate), sottolinea i rischi e le incertezze che il voto britannico prospetta per la crescita irlandese e per i futuri rapporti con l’Irlanda del Nord. Sul fronte commerciale, Fitch evidenzia il peso attuale degli scambi bilaterali (l’export verso la Gran Bretagna è pari al 17% del Pil irlandese), in particolare in alcuni settori: basti pensare che il 49% delle esportazioni agricole di Dublino è diretto a Londra. La gravità dell’impatto di Brexit è naturalmente legata al tipo di accordo commerciale che Londra negozierà con la Ue: tanto maggiore quanto più pesanti saranno le barriere tariffarie reintrodotte. Il prevedibile rallentamento della crescita economica britannica – aggiunge ancora Fitch - potrebbe pesare poi indirettamente anche sull’incremento del Pil di Dublino, favorito in questi anni anche dalla relazione speciale con Londra, che ha marciato a ritmi superiori a quelli dell’Eurozona.

venerdì 15 luglio 2016

PRIMO VIAGGIO DI LAVORO DA PREMIER PER LA MAY: PARLERA' DI BREXIT CON LA PREMIER SCOZZESE

Pubblicato da www.reuters.com:

Nel suo primo viaggio come PM dell'UK, May andrà a parlare di Brexit con la PM scozzese Sturgeon 

Scotland's First Minister and SNP leader Nicola Sturgeon waves as she stands outside Buth House, her official residence in Edinburgh, Scotland, Britain May 6, 2016.  REUTERS/Russell Cheyne/File PhotoVenerdì il Primo Ministro Britannico Theresa May si recherà a Edimburgo per discutere le implicazioni della Brexit per la Scozia con Nicola Sturgeon, 

La decisione di effettuare l'incontro dopo nemmeno 48 ore dall'insediamento come PM sottolinea la determinazione della May a mantenere la Scozia all'interno dell'UK, dopo che la votazione su Brexit ha risollevato la questione dell'indipendenza.

Nel referendum del 23 giugno (...) la Scozia ha votato in grande maggioranza per restare nell'Unione Europea.

La Sturgeon sostiene che gli scozzesi non devono essere trascinati fuori dall'Europa contro la loro volontà, e che prenderà in esame tutti i modi possibili per evitare che questo accada, compreso un referendum sull'indipendenza dal resto del Regno Unito.

Prima della partenza per l'incontro, May ha dichiarato: "Credo con tutto il mio cuore nel Regno Unito - il prezioso legame che c'è tra Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord. La visita in Scozia è la prima per me nelle vesti di Primo Ministro, ed è intesa a dimostrare il mio impegno a mantenere intatta questa preziosa unione che dura da secoli".


LA NUOVA PREMIER UK CHIEDE TEMPO PER I NEGOZIATI BREXIT, MA CONFERMA L'INTENZIONE DI USCIRE DALL'UE

Pubblicato da AdnKronos:

Theresa May chiede tempo ai leader europei per i negoziati sulla Brexit

La premier britannica Theresa May proseguirà oggi la formazione del suo nuovo governo, con le nomine dei ministri della salute, dell'istruzione e del lavoro, dopo che ieri sera ha annunciato i posti chiave e parlato al telefono con la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Francois Hollande e il premier irlandese Enda Kerry, i leader europei che hanno voluto farle le congratulazioni per l'incarico ma a cui ha ribadito la richiesta di Londra di tempo per preparare i negoziati per la Brexit, pur ribadendo il concetto già espresso che Brexit significa Brexit, ovvero l'uscita del paese dall'Ue senza sì e senza ma.

"La premier ha spiegato che avremo bisogno di tempo per prepararci ai negoziati e ha espresso il suo auspicio che tali negoziati possano essere condotti con spirito costruttivo e positivo", ha spiegato un portavoce di Downing Street. "In tutti i suoi contatti telefonici, la premier ha sottolineato il suo impegno ad attuare la volontà espressa dai britannici per lasciare l'Ue", ha aggiunto.

giovedì 14 luglio 2016

I (POSSIBILI) EFFETTI BREXIT SULLE IMPRESE ITALIANE IN UN CONVEGNO DI EUNEWS

Pubblicato da www.eunews.it:

Brexit e Italia, cosa vuol dire per le imprese l’abbandono di Londra?

Eunews e Hdrà organizzano una tavola rotonda di Alto livello a Roma il 15 luglio con Commissione europea, Ambasciata britannica, governo italiano, operatori economici e analisti

Cosa vuol dire la Brexit per gli italiani? Imprenditori, cittadini, studenti, ma anche anziani, turisti, giovani e disoccupati cosa devono aspettarsi nei prossimi anni? Si aprirà tra qualche mese un negoziato del tutto inedito, per l'abbandono dell'Unione europea da parte di un Paese membro, dopo che per quasi sessant'anni si sono visti solo allargamenti.
Quali saranno gli equilibri politici? Quali le ricadute economiche? Ci saranno tre periodi: uno a brevissimo prima dell'apertura dei negoziati, poi quello, di almeno due anni (ma forse sette?) delle vere trattative per la separazione e poi gli assetti del dopo. Saranno fasi molto diverse, da affrontare in modi diversi.

Eunews e Hdrà hanno organizzato a Roma per venerdì 15 luglio (caffè di benvenuto a partire dalle 9.00) in Piazza San Lorenzo in Lucina 4 un incontro di alto livello per discutere le prime risposte a queste domande, con particolare attenzione alle esigenze informative delle aziende.

Nel panel - preceduto da un intervento di Beatrice Covassi, capa dell'Ufficio di rappresentanza in Italia della Commissione europea - Ken O'Flaherty, ambasciatore facente funzione del Regno unito in Italia, Andrea Goldstein, direttore generale di Nomisma, illustrerà le ricadute economiche, presentando uno studio elaborato dalla sua società; Toni Volpe, amministratore delegato di Falk Renovables racconterà l'esperienza della società di energie rinnovabili che più ha investito in Gran Bretagna; Andrea Napoletano, capo della segreteria tecnica del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda presenterà le iniziative del suo dicastero per affrontare questa emergenza; Lorenzo Robustelli, direttore di Eunews, modererà l'evento.

IL GOVERNO UK RASSICURA CON UNA NOTA I CITTADINI UE RESIDENTI: NON CI SARANNO MODIFICHE AL LORO STATUS

Pubblicato da wwweunews.it:
Brexit, i diritti dei cittadini Ue nel Regno Unito non cambiano. La nota di Londra.

Un comunicato del governo britannico rassicura gli europei che non ci saranno modifiche nello status di coloro che vivono e lavorano nel Paese.

Sono giorni incerti e difficili per il Regno Unito che dopo il referendum del 23 giugno è in cammino verso la Brexit. Tra i più preoccupati i cittadini europei che vivono e lavorano nel Paese, e quelli britannici che sono in altri Stati membri, e che ora non sanno cosa succederà di loro, quali saranno i loro diritti. Il governo di Londra ha provato a tranquillizzarli pubblicando una nota in cui assicura che, fino a divorzio concluso, ovvero ancora per almeno due anni, non cambierà nulla. “I diritti e lo status dei cittadini dell’Unione che vivono nel Regno Unito non cambieranno, come non sarà stravolta neppure la vita dei tanti britannici” che vivono nel territorio da cui il referendum ha stabilito che bisogna allontanarsi, l’Unione europea.

Il divorzio non è ancora avvenuto e non è nemmeno stata formalizzata la decisione di applicare l’Art.50, cosa che non avverrà molto resto a quanto pare. Fino a che i negoziati non saranno conclusi i paesi dell’Unione restano sempre gli stessi e il paese della Regina Elisabetta non può dire di essere fuori dall’universo europeo. E anche dopo, afferma la nota, “ci aspettiamo che lo status legale dei cittadini comunitari che vivono in Uk e dei cittadini Uk in altri Stati membri, siano adeguatamente protetti”.

Cosa succede a chi vive nel Regno Unito da più di 5 anni?
I cittadini europei che vivono in maniera continuativa e regolarmente nel Regno Unito da almeno 5 anni hanno diritto in maniera automatica alla residenza, questo significa che possono restare nel Paese a tempo indefinito e non c’è alcun obbligo di registrazione ulteriore per confermare questo status. Quelli che vivono nel Paese da almeno 6 anni hanno i requisiti per chiedere anche la cittadinanza britannica.

E che succede a chi vive nel Regno Unito da meno di 5 anni?
La cittadinanza europea permette di poter restare nel Regno Unito in base alle leggi dell’Unione europea, senza doversi registrare e godendo del diritto di libera circolazione. Invece, i membri della famiglia non europei di un cittadino europeo devono fare domanda per avere un permesso familiare, se vogliono entrare nel territorio in base alle leggi europee e non hanno un permesso di soggiorno rilasciato da uno stato membro. Discorso diverso per i cittadini irlandesi che godono di un regime di diritti speciale e che hanno quasi gli stessi diritti dei cittadini britannici.

Tra gli europei i più sfortunati sono i cittadini croati che avranno bisogno di ottenere un permesso per poter lavorare nel Regno Unito. Da questo punto di vista, tuttavia, non è cambiato nulla rispetto a quanto stabilivano le norme per l’ingresso dei cittadini nel Regno Unito al momento dell’entrata della Croazia nell’Unione nel 2013.

Il governo britannico, conclude, rassicurando che tutti i cittadini europei europei che vivono nel Regno Unito, ricordando che la loro vita non cambierà dopo Brexit e “nessuno potrà essere cacciato dal Paese”.

PETIZIONE CONTRO BREXIT: DIBATTIMENTO ALLA HOUSE OF COMMONS PROGRAMMATO PER SETTEMBRE

In merito alla petizione che chiedeva un secondo referendum Brexit, la Commissione per le Petizioni comunica:

La Commissione per le Petizioni ha deciso di mettere in programma un dibattimento della House of Commons su questa petizione. La discussione si svolgerà il 5 settembre alle 4.30pm in Westminster Hall, (...) e verrà aperta dal MP Ian Blackford.

La Commissione ha deciso che la petizione merita di essere discussa dai membri del Parlamento dato l'elevato numero di persone che l'hanno firmata. La Commissione intende chiarire che, nel programmare questo dibattimento, non sta supportando la richiesta di un secondo referendum. La discussione consentirà ai parlamentari di esprimere una serie di considerazioni per conto dei loro elettori. Al termine, un Ministro del Governo risponderà alle questioni sollevate.

Un dibattimento a Westminster Hall non ha il potere di modificare la legge, e non potrà concludersi con la decisione, da parte della House of Commons, di indire o no un secondo referendum. Inoltre, la petizione - che è stata aperta il 25 maggio, molto tempo prima del referendum - richiede che le regole del referendum vengano modificate. E' ormai troppo tardi perchè le regole vengano cambiate in retrospettiva. Dipenderà dal Governo decidere se vorrà iniziare un procedimento per concordare una nuova legge per un secondo referendum.

Leggi il testo integrale, in lingua originale, su petition.parliament.uk

La Commissione per le Petizioni è un gruppo intra-partitico di membri del Parlamento, ed è indipendente dal Governo. Per saperne di più sulla Commissione, si può visitare il sito:  http://www.parliament.uk/petitions-committee/role

NEO PM THERESA MAY INVITATA A BERLINO DA ANGELA MERKEL. DAVID DAVIS E' MINISTRO PER LA BREXIT.

Pubblicato da www.ansa.it:

Brexit: Merkel invita il neo premier britannico Theresa May in Germania
Theresa May © EPA
'Il mondo ha tanti problemi', ha detto la cancelliera, credo che il nostro compito sia quello di collaborare strettamente con i Paesi amici'.

Angela Merkel ha invitato in Germania il nuovo premier britannico Theresa May. Lo ha detto questa mattina la stessa cancelliera. Sono contenta di collaborare con May", ha aggiunto Merkel che invece non ha voluto commentare la nomina di Boris Johnson a ministro degli Esteri. "Credo che il nostro compito sia quello di collaborare strettamente con i Paesi amici - ha concluso la cancelliera - il mondo ha tanti problemi, dobbiamo portare avanti la collaborazione in politica estera, così come abbiamo sempre fatto con la Gran Bretagna"

Theresa May è premier, mentre il primo ministro, David Cameron, ha lasciato Downing Street per l'ultima volta, accompagnato dalla moglie Samantha e dai tre figli. May, 60 anni a ottobre, ministro dell'Interno negli ultimi sei anni e neo leader del Partito Conservatore, e' stata "invitata dalla regina" a formare il nuovo governo britannico. Diventa cosi' la nuova premier del regno, succedendo a David Cameron. E' la seconda donna nella storia del Paese ad assumere la guida dell'esecutivo, 26 anni dopo Margaret Thatcher, anche lei esponente Tory.

"Insieme per una Gran Bretagna migliore": è la promessa della May nel suo primo discorso da premier a Downing Street. May ha invocato più giustizia sociale, impegnandosi a lavorare "non solo per i pochi privilegiati, ma per tutti". Ha poi definito la Brexit "una sfida" e ha parlato di "un momento importante per il Paese dopo il referendum", evocando la necessità "d'un grande cambiamento", ma anche di "una visione positiva del nostro ruolo nel mondo".
(...)

May nomina ministro per la Brexit, e' David Davis - Theresa May ha scelto David Davis, veterano del Partito Conservatore e sostenitore di Leave al referendum sull'Ue, per guidare il neonato ministero per la Brexit, cui spettera' gestire il divorzio da Bruxelles. Davis, 68 anni, si scontro' con David Cameron per la guida dei Tories nel 2005, venendo sconfitto nel ballottaggio. 


foto: ANSA/EPA